Qualche
settimana fa, durante un lavoro sugli aggettivi , un alunno di terza elementare ha scritto che un fiore era ”petaloso”.
Questa parola, benché inesistente, è piaciuta molto alla sua maestra, la quale
gli ha suggerito di scrivere all’ Accademia
della Crusca per una valutazione. Ecco qual è stata la risposta al piccolo Matteo:
Questa parola, benché inesistente, è piaciuta molto alla sua maestra, la quale gli ha suggerito di scrivere all’ Accademia della Crusca per una valutazione. Ecco qual è stata la risposta al piccolo Matteo:
La risposta della Crusca
«Caro Matteo – scrive Maria Cristina Torchia, della redazione Consulenza linguistica della Crusca – la parola che hai inventato è una parola ben formata e potrebbe essere usata in italiano come sono usate parole formate nello stesso modo».
Alcuni esempi? Peloso (pelo + oso) o coraggioso (coraggio + oso).
«La tua parola è bella e chiara», continua la Crusca che spiega come fa una parola ad entrare nel vocabolario. «Bisogna che la parola nuova non sia conosciuta e usata solo da chi l’ha inventata, ma che la usino tante persone e tante persone la capiscano. Se riuscirai a diffondere la tua parola fra tante persone e tante persone in Italia cominceranno a scrivere e dire “Com’è petaloso questo fiore!” o, come suggerisci tu, “le margherite sono fiori petalosi, mentre i papaveri non sono molto petalosi”, ecco, allora petaloso sarà diventata una parola dell’italiano, perché gli italiani la conoscono e la usano».