giovedì 10 gennaio 2019

P4C - MONDO VIRTUALE E VITA REALE


Si è appena conclusa una conversazione fra gli  alunni che descrivono diversi giochi virtuali e le loro modalità.

INSEGNANTE: che cosa ne pensate del gioco Food-Force?
EDOARDO: il suo limite è che dura poco e dopo un po' devi ripetere sempre le stesse cose, le difficoltà sono poche

INSEGNATE: è divertente?
MARCO: solo la prima volta
EDOARDO: a me non piace proprio il gioco in sé. Dovrebbe essere...più competitivo
MARCO: per esempio il camion: hai degli imprevisti, ma sono abbastanza semplici
GABRIEL: anche se te non superi gli ostacoli, ti va avanti lo stesso, anche con la gomma forata
INSEGNANTE: Dopo questa illustrazione particolareggiata e ampia di molti videogiochi che conoscete, abbiamo praticamente già individuato il piano di discussione di oggi: quali sono le caratteristiche e i significati del mondo virtuale rispetto a quelli del mondo reale?
MARCO: che in alcuni giochi c'è l'avventura, invece nella vita reale sei a casa, dormi, ti svegli, vai a scuola, torni a casa, fai quello che vuoi
EMANUELE: in alcuni giochi c'è la fantascienza, nella vita reale no
EDOARDO: alcune cose le puoi fare solo nel gioco, non nella vita reale. Nel gioco puoi fare più cose rispetto alla vita reale
EMANUELE: non è come nella vita reale che se rubi una macchina....
EDOARDO: nel gioco puoi fare cose che tu per primo non vorresti fare nella vita reale
MARIA: nel gioco non c'è una "penitenza", che invece c'è nella vita reale se per esempio rubi una macchina
INSEGNANTE: nel gioco virtuale non ci sono le conseguenze che ci sarebbero, compiendo quelle stesse azioni, nella vita reale
MATILDE: nella vita reale le cose non succedono. Nella realtà virtuale si possono creare, fare come ci pare, un po' come diceva Edoardo. Nella vita reale uno è costretto...cioè; non è costretto, però... è la vita regolare
MARCO: come andare a scuola
DAFNE: nella vita virtuale ci sono personaggi fantastici che non puoi incontrare nella vita reale
LEO: la differenza è anche che il gioco....cioè, non sono paragonabili ovviamente perché la vita reale ha della conseguenze e le cose succedono in una certa maniera, nei videogiochi per esempio in una storia ne succedono di tutte, e tu sei stimolato a farle...
INSEGNANTE: mantengono il livello di adrenalina alto
MARIA: nel mondo virtuale puoi costruirti delle case, puoi costruire tutto quello che vuoi...nella vita reale devi comprarti il terreno per costruire quella roba, poi devi essere laureato per costruire la casa, devi avere i soldi... e devi mettere dei limiti, non puoi avere tutto il mondo a disposizione
INSEGNANTE: quindi è emerso che la vita reale, rispetto al mondo virtuale, è più monotona, ha dei limiti che addirittura da soli ci poniamo. Il divertimento nel mondo virtuale è quello di poter andare oltre questi limiti e monotonia. Ora cerchiamo di fare un passo successivo...
EDOARDO: ci sono delle persone, quelle matte, che quando ci stanno tanto tanto, certe volte arrivavo anche a farlo nella vita reale
MATILDE: pensano che quello che succede nel mondo virtuale potrebbe succedere anche nella vita reale
EMANUELE: è la dipendenza
DAFNE: c'era uno che non riusciva più a dormire perché stava giocando a un gioco
MATILDE: c'è la mamma di un amico del mio fratello che, siccome suo figlio giocava troppo con la Play, gliel'ha tolta. Ha detto: "Al massimo  un'ora, il fine settimana". Allora lui di nascosto si alza alle due di notte e ci gioca
EMANUELE: io mi sa che ci gioco troppo!
INSEGNANTE: quindi è emerso che giocare ai videogiochi può essere pericoloso per le menti già deboli.
Ma vediamo adesso, per ognuno di noi, persone normali, pacate, non pazze, quali sono (oltre agli aspetti positivi, di divertimento, che aiutano a crescere) i rischi. Cosa si impara da questi giochi?
NOEMI: cosa si impara o cosa rischiamo?
INSEGNANTE: si può anche imparare qualcosa che ti porta al rischio
MARCO: in alcuni giochi c'è l'esplorazione, tipo vai nelle case distrutte e manca poco ti cade una tegola in testa
SERENA: ma se nel videogioco ti cade una tegola in testa ti toglie solo un po' di vita, invece se ti succede nella vita reale, muori
INSEGNANTE: quindi uno è consapevole e nella vita reale non entrerà in un posto pericoloso, però, che cosa invece si potrebbe imparare di rischioso, per cui non si fa più caso a quell'elemento di rischio e si trasporta anche nella vita reale
MARCO: rispondere male
INSEGNANTE: quindi si impara a diventare più maleducati?
EDOARDO: però è un po' diverso, magari nel gioco dice "Sei scemo" e te lo dici anche nella vita reale, ma anche se è sempre abbastanza offensivo, però non ha il significato di offesa, ma di modo di dire
EMANUELE: la sopravvivenza: ti difendi sparando o facendo a botte
SERENA: non è che non ci dobbiamo giocare, basta farlo in modo "regolare", cioè, se te ci stai 2h su 24 potresti anche... morire! 
NOEMI: non ti rendi conto del tempo che passa, e nemmeno delle persone che ti passano davanti e ti chiedono qualcosa
EDOARDO: se uno sta sempre chiuso in casa è ovvio che...
MIRKO: si rinchiude nei videogiochi
EDORDO: ed è colpa anche dei genitori
INSEGNANTE: Avete messo a fuoco una serie di punti: vita sociale, tempo, attenzione agli altri, isolamento...
MARCO: Maria diceva anche che puoi perdere la vista. Perché con la televisione, in questo caso anche il computer, emette una luce blu che fa male agli occhi, e io ho degli occhiali apposta per non farmi far male agli occhi
NOEMI: anche se stai giocando con la luce spenta e poi esci..
MARCO: ti acceca
SERENA: se stai sempre nel giochino perché pensi "Non ha senso che io esca" e giochi e poi non ti accorgi, perché passa la mattina, il pomeriggio e poi la sera
MIRKO: dici "Sono passati cinque minuti" e poi ci sei stato tre ore
MARCO: delle volte dico alla mia mamma"Aspetta, mi cambio fra un po'" - "Marco sei lì da quattro ore!"
NICOLE: Tipo quando io gioco con la mia sorella al tablet, Teresa dice
"Spengi il tablet perché ti fa male e vieni a fare questa cosa"
"Un attimo" e pensi che siano passati cinque minuti e invece sei stata lì dalle due alle cinque!  E ti fa male
MIRKO: ti sembra di essere nel gioco e non nella vita reale quando ci sei stato veramente tanto. Ti sembra di entrare nel gioco e non esser più nella vita reale
MARCO: di solito vedi lo schermo e il giochino, ma a volte ci sto talmente tanto che vedo solo il gioco
EMANUELE: anch'io
MIRKO: quando ci giochi tanto
INSEGNANTE: quello è un segnale, eh?
SERENA: ma ti fermi oppure continui?
MARCO: io continuo
EDOARDO: a volte non ti rendi conto e dici "Ho fatto solo una partita, non è niente", e magari ne fai undici, però ogni partita magari dura mezz'ora
INSEGNANTE: direi che una prossima volta nel cerchio potrebbe essere interessante ragionare su quale potrebbero essere delle strategie che ci aiutino a gestire queste situazioni e a non entrare nella parte rischiosa, ma ad arginarla, a non perdere il contatto con la realtà
MIRKO: a giocare senza correre rischi
INSEGNANTE: dovendo, per assurdo, scegliere se stare per un certo periodo, diciamo una settimana, o un mese, o soltanto con gli amici o da solo a fare i videogiochi, cosa scegliereste?
MIRKO: tutti e due!
INSEGNANTE: vediamo di riformulare la domanda: fra giocare con gli amici in carne ed ossa facendo tutto quello che mi piace (fare la lotta, giocare a pallone, spettegolare...) o passare una settimana esclusivamente con i videogiochi, inclusi quelli in comunità online, cosa scegliereste? Ognuno risponda per sé, senza fretta, dopo averci pensato.
EDOARDO: sinceramente: amici
MARIA: preferirei gli amici, anche perché il gioco è un passatempo, quando non hai niente da fare ci giochi
MATILDE: amici
DAFNE: amici
GAIA: amici
NICOLE: amici
MIRKO: amici
GABRIEL amici
LEO: per me dipende dal tempo a disposizione, però: amici, senza dubbio
WASSIM: amici
SERENA: io amici, perché secondo me ti diverti anche di più. magari vai a giro con i tuoi amici, trovi qualcosa da fare, a giro, e ti diverti anche di più
ALESSANDRA: AMICI
NOEMI: Amici
MARTINA: amici
MARCO: amici. Vuoi mettere la sensazione di stare con gli amici, di fare cose nuove con gli amici
EMANUELE: amici
NICOLE: amici
INSEGNANTE: ...se facessimo questa stessa domanda anche ad altri ragazzi
MATILDE: magari fingono anche, se non vogliono passare per...
INSEGNANTE: ma per quanto vi riguarda la vostra risposta come è stata?
TUTTI: sincera, vera
INSEGNANTE: ora immaginiamo un bambino/a bullizzato, per cui è solo/a.
Persone che preferirebbero avere degli amici, ma purtroppo non ne hanno, non perché non vogliano, ma perché li hanno esclusi, allora in questo caso non è addirittura più rischioso...
SERENA: sì, per questo non dobbiamo escludere nessuno
MIRKO: si sente sola, in isolamento
MARIA: Sì, ma mettiamo che sta a casa e non fa mai niente, si chiude nella stanza...e allora è ovvio che non ce li ha gli amici
SERENA: ma in quel caso è colpa sua
INSEGNANTE: diventa un circolo vizioso, invece di uscirci ci entra sempre più dentro
MARIA: e poi dà la colpa agli altri: "Nessuno mi viene a parlare"
EMANUELE: però un giorno che magari, talmente sta fissa in casa, non esce da nessuna parte, un giorno gli viene l'idea magari di andarsi a vendicare e uccidere
EDOARDO: una volta hanno fatto fare per tanto tempo un gioco di realtà virtuale a una nonna, che sarebbe quello che ti vedi tutto intorno come essere nel gioco. Poi se l'è tolto. C'era una pistola e ha iniziato a sparare
EMANUELE: perché era un gioco di zombi, le è presa paura e ha sparato alla televisione